Aumentano le evidenze scientifiche a favore delle diete a base vegetale

Sarebbe ora di avviare come società un serio percorso di rivalutazione del tema.
Paola Sobbrio
Pubblicato il 18/09/2024

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Molto spesso quando si parla di dieta a  base vegetale ci sono molti dubbi e anche paure dettate da una mancanza di conoscenza ma anche da una confusione generata da contraddittori messaggi veicolati dai media e anche da qualche medico.

Tuttavia, sempre più società scientifiche, oltre la Società scientifica di Nutrizione vegetariana, stanno affermando l’importanza dell’alimentazione vegetale, ad esempio, nel mese di giugno si è svolto il Congresso Nazionale della Società Italiana di Nutrizione Umana (SINU), durante il quale è stata presentata la quinta revisione dei LARN, i Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed Energia per la popolazione italiana.

Questa revisione, che ha coinvolto 150 esperti suddivisi in gruppi di lavoro, si basa su dati raccolti da cinque rilevazioni principali. Tra queste spicca il progetto Moli-Sani, che ha studiato circa 25.000 cittadini del Molise per comprendere i fattori genetici e ambientali alla base di malattie cardiovascolari, tumori e patologie neurodegenerative. Un altro studio di rilievo è l’INHES(Italian Nutrition & Health Survey), che ha coinvolto 13.000 cittadini dai 6 anni in su tramite interviste telefoniche, con l’obiettivo di analizzare le abitudini alimentari e identificare nuovi trend. A questi si aggiunge l’OEC/HES, un’indagine dell’Osservatorio Epidemiologico Cardiovascolare che valuta lo stato di salute della popolazione italiana.

La revisione dei LARN si è basata anche sul IV SCAI, uno studio condotto dal Centro di ricerca Alimenti e Nutrizione del CREA, parte del programma EU-Menu, che ha raccolto dati sui consumi alimentari degli italiani seguendo le metodologie raccomandate dall’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare). Questo studio fornisce dati utili a valutare non solo energia e nutrienti, ma anche l’esposizione a sostanze chimiche e l’impatto ambientale delle diete, supportando così lo sviluppo di politiche alimentari e linee guida per la prevenzione di malattie croniche.

Una delle principali novità emerse è l’orientamento verso un’alimentazione maggiormente basata su cibi vegetali. Come sottolineato dalla SINU nel comunicato stampa: «Questa revisione segna una vera e propria evoluzione culturale, ponendo l’accento sull’inclusione di proteine vegetali rispetto a quelle animali, alla luce di nuove evidenze su mortalità e sostenibilità della produzione alimentare».

Nello stesso periodo, anche la Società Tedesca di Nutrizione (DGE) ha aggiornato la sua posizione sulla dieta vegana, riconoscendola come una scelta salutare per la popolazione adulta sana. Questo rappresenta un notevole cambiamento rispetto al passato, anche per quanto riguarda gruppi come bambini, giovani, donne che allattano e anziani. In passato, la DGE non raccomandava una dieta totalmente vegetale per questi gruppi, mentre ora non la esclude più a priori. Gli esperti della DGE riconoscono inoltre che una dieta vegana è altamente rispettosa dell’ambiente e supera le diete ricche di carne in termini di impatto ambientale e benessere animale.

Questi aggiornamenti, da parte delle principali società scientifiche, segnalano un cambiamento importante: le critiche rivolte alle diete plant-based, spesso diffuse dai media tradizionali, non hanno più un fondamento scientifico.

La dottoressa Luciana Baroni, fondatrice della Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana (SSNV), che da anni promuove la nutrizione vegetale come la scelta più salutare e sostenibile, riguardo la recente apertura della SINU verso l’alimentazione vegetale, da noi intervistata, ha dichiarato: 

«In realtà, la SINU si è aperta all’alimentazione vegetale già da una decina di anni, quando è stato creato un gruppo di lavoro sull’alimentazione vegetariana, di cui ho fatto parte. Questo gruppo ha prodotto due position papers (che trovate qui e qui) che hanno contribuito ad ampliare la base scientifica che attribuisce all’alimentazione vegetale un ruolo chiave nel mantenimento della salute. Poiché tali evidenze sono inconfutabili, è ora che tutta la comunità scientifica le riconosca e agisca di conseguenza. La SINU sta andando in questa direzione».

Con il progetto REFOOD mettiamo al centro l’importanza di un’informazione basata su solide evidenze scientifiche e  seguiamo con attenzione le dichiarazioni degli esperti di nutrizione nei media, ma è ancora comune sentire alcuni di loro demonizzare le diete vegetali, o peggio, osservare che nelle mense, comprese quelle ospedaliere, il cibo vegetale rappresenta una minima parte rispetto a quello di origine animale.

Un problema altrettanto grave è l’atteggiamento delle Istituzioni, che spesso promuovono il consumo di prodotti animali, trascurando l’importanza di quelli vegetali, non di rado demonizzandole, senza alcun reale supporto scientifico a giustificazione di tale squilibrio.

Noi di REFOOD stiamo lavorando affinché grazie alle numerose evidenze scientifiche, la disinformazione sull’alimentazione plant-based trovi sempre meno spazio, e che le Istituzioni e tutta la comunità scientifica inizino finalmente a basarsi esclusivamente su dati scientifici concreti e aggiornati.

Paola Sobbrio

Paola Sobbrio

Dal 2005 ho svolto attività di docenza universitaria di legislazione e bioetica in corsi di laurea, master e scuole di dottorato. Dal 2010, per motivi di ricerca scientifica, ho approfondito l’ambito delle biotecnologie nel settore alimentare con un focus sugli Ogm e la carne coltivata sia per gli aspetti regolatori che per quelli bioetici. Sono autrice di pubblicazioni scientifiche su riviste nazionali ed internazionali e di volumi monografici sul rapporto tra diritto ed etica in riferimento alle politiche e le normative sul “benessere animale”. Per Refood svolgo il ruolo di Project manager.
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