Come evitare  la discriminazione nei confronti dei vegani: l’esempio del Regno Unito

Paola Sobbrio
Pubblicato il 18/09/2024

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Negli ultimi anni, il veganismo ha visto una crescita significativa a livello globale, non solo come scelta alimentare ma come filosofia di vita che abbraccia una serie di valori etici e ambientali.Nel Regno Unito questo fenomeno ha portato a sviluppi legali rilevanti, in particolare con l’inclusione dei vegani tra i soggetti protetti dall’ Equality Act del 2010  sotto la categoria di “religione o credo”. Questo significa che sia nel settore pubblico che in quello privato, esiste un obbligo giuridico di non discriminare coloro che si identificano come vegani. Tale tutela è fondamentale per garantire un trattamento equo e rispettoso a chi abbraccia questa filosofia di vita.

Le Implicazioni dell’Equality Act 2010

L’Equality Act del 2010 rappresenta una pietra miliare nella protezione dei diritti delle minoranze, inclusi i vegani. La legge impone alle istituzioni, soprattutto del settore pubblico, di rimuovere gli svantaggi affrontati da chi possiede caratteristiche protette, come appunto i vegani. Questo quadro normativo, che proibisce qualsiasi forma di discriminazione diretta, definisce con chiarezza i limiti entro cui possono essere adottate azioni discriminatorie indirette. In casi eccezionali, la discriminazione indiretta può essere considerata legittima solo se giustificata da circostanze specifiche, rigorosamente limitate e proporzionate.

Oltre alla discriminazione, l’Equality Act estende la sua protezione anche a molestie e vittimizzazione. Le molestie possono includere comportamenti verbali, scritti o persino digitali, come i post sui social media, che mirano a denigrare chi segue uno stile di vita vegano. Ad esempio, commenti dispregiativi, gesti offensivi o immagini che ridicolizzano il veganismo possono configurarsi come forme di molestia vietate dalla legge. Inoltre, se un vegano, nel tentativo di far valere i propri diritti di uguaglianza, subisce ritorsioni, si potrebbe configurare un caso di vittimizzazione, anch’essa sanzionabile ai sensi della legge.

Il Ruolo dell’Human Rights Act 1998

A supporto delle tutele offerte dall’Equality Act, l’Human Rights Act del 1998  aggiunge ulteriori garanzie per i vegani, stabilendo che le autorità pubbliche non possano interferire con il diritto di una persona a praticare il veganismo. Questo include situazioni in cui, ad esempio, un vegano potrebbe essere costretto a partecipare a pratiche contrarie alle proprie convinzioni etiche. L’interferenza è ammessa solo se è un mezzo proporzionato per perseguire un obiettivo legittimo, un concetto che richiede una valutazione rigorosa e caso per caso.

Sfide Pratiche per i Vegani nel Settore Pubblico

Nonostante le solide protezioni legali, i vegani nel Regno Unito, così come accade purtroppo in ogni parte del mondo,  devono spesso affrontare sfide pratiche nel vedere rispettati i propri diritti, soprattutto in contesti istituzionali come scuole, ospedali o carceri. Ad esempio, la mancanza di pasti vegani in una scuola o in un ospedale potrebbe costituire una violazione dell’Equality Act e dell’Human Rights Act, poiché queste istituzioni sono tenute a rispettare i diritti dei vegani. La consapevolezza dei propri diritti è quindi cruciale per affrontare queste difficoltà. Con l’aumento della conoscenza pubblica, i vegani si sentono sempre più supportati nella difesa dei propri interessi e nella gestione delle sfide quotidiane, come il diritto ad avere opzioni alimentari vegane nelle istituzioni pubbliche.

Il Caso Jordi Casamitjana e la Protezione dei Vegani Etici

Un caso emblematico che ha segnato un passo avanti nella protezione legale dei vegani è quello di Jordi Casamitjana, un vegano etico licenziato dal suo datore di lavoro, la League Against Cruel Sports, per presunta cattiva condotta. Casamitjana aveva scoperto che l’organizzazione investiva fondi pensione in aziende coinvolte in test sugli animali e lo segnalò ai suoi colleghi. Questo portò al suo licenziamento, che egli ritenne fosse legato alle sue convinzioni etiche legate al veganismo.

Nel gennaio 2020, il tribunale dovette stabilire se il veganismo etico potesse essere considerato un “credo filosofico” e quindi una caratteristica protetta dall’Equality Act del 2010. Il giudizio fu storico: il veganismo etico fu riconosciuto come una credenza protetta, vietando ai datori di lavoro di discriminare coloro che lo praticano. Questo riconoscimento non solo ha rafforzato la posizione di Casamitjana nella sua battaglia legale, ma ha anche creato un precedente giuridico significativo per tutti i vegani etici nel Regno Unito.

Implicazioni per il Mondo del Lavoro

L’importante sentenza ha implicazioni dirette per le pratiche lavorative nel Regno Unito. I datori di lavoro devono ora garantire che i dipendenti vegani non siano discriminati, a meno che non ci sia una giustificazione oggettiva per farlo. Ad esempio, se un dipendente vegano si rifiuta di svolgere compiti che vanno contro i propri valori, come preparare una bevanda contenente latte vaccino, il datore di lavoro potrebbe dover trovare un’alternativa ragionevole. Tuttavia, restano delle sfide nel definire in modo preciso fino a dove si estendano queste protezioni. Sebbene maltrattamenti e bullismo legati al veganismo siano chiaramente protetti, altre situazioni pratiche possono ancora sollevare dubbi giuridici.

 Sfide e Prospettive Future

Il riconoscimento del veganismo etico come caratteristica protetta è un passo avanti significativo, ma resta ancora del lavoro da fare per garantire che le tutele legali si traducano in protezioni concrete nella vita di tutti i giorni. Nel Regno Unito, la crescente consapevolezza di queste leggi sta permettendo ai vegani di sentirsi più sicuri nel difendere i propri diritti. Tuttavia, restano aperte questioni di carattere pratico e giuridico, soprattutto nell’implementazione quotidiana del rispetto per il veganismo etico, sia nei luoghi di lavoro che nelle istituzioni pubbliche.

Conclusione

Essere vegani oggi non significa solo fare una scelta di vita basata su convinzioni personali, ma implica anche una serie di diritti legali riconosciuti. Le leggi britanniche, come l’Equality Act del 2010 e l’Human Rights Act del 1998, offrono una tutela significativa a chi adotta il veganismo come credo filosofico, ma le sfide pratiche restano. La chiave per affrontare queste difficoltà risiede nella conoscenza e nella consapevolezza delle tutele esistenti. Come REFOOD ci impegneremo affinché anche in Italia si raggiungano simili livelli di protezione per i vegani, permettendo a chi ha fatto questa scelta etica di vederla rispettata in ogni ambito della vita pubblica e lavorativa.

Paola Sobbrio

Paola Sobbrio

Dal 2005 ho svolto attività di docenza universitaria di legislazione e bioetica in corsi di laurea, master e scuole di dottorato. Dal 2010, per motivi di ricerca scientifica, ho approfondito l’ambito delle biotecnologie nel settore alimentare con un focus sugli Ogm e la carne coltivata sia per gli aspetti regolatori che per quelli bioetici. Sono autrice di pubblicazioni scientifiche su riviste nazionali ed internazionali e di volumi monografici sul rapporto tra diritto ed etica in riferimento alle politiche e le normative sul “benessere animale”. Per Refood svolgo il ruolo di Project manager.
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