La carne coltivata e la regolamentazione comunitaria 

Sofia Bondioli
Pubblicato il 17/09/2024

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Secondo i dati della FAO sono più di 92 miliardi gli animali allevati ogni anno per la produzione di cibo. Un rapporto della stessa organizzazione prevede che, a causa dell’incremento della popolazione, entro il 2050 il consumo di carne potrebbe raddoppiare. Continuare su questa strada comporterebbe un aumento delle emissioni di gas serra, una maggiore occupazione di suolo agricolo destinato all’allevamento e un’acutizzazione del fenomeno dell’antibiotico resistenza negli umani. Per evitare la realizzazione di tali effetti sarebbe necessario avviare un percorso che consenta di ridurre drasticamente l’impiego degli animali non umani a fini alimentari. La strategia più diretta per mitigare tali effetti sarebbe quella di adottare una dieta che elimini completamente l’utilizzo di prodotti di origine animale. Un’alimentazione vegetale, se correttamente bilanciata, risulta infatti perfettamente adeguata al sostentamento degli individui della specie umana, così come dimostrato da un rapporto dell’OMS. Tali tipologie di alimentazione, seppur sempre più diffuse tra la popolazione, non sono però ancora abbracciate da un numero significativo di persone: nonostante un considerevole numero di individui manifesti la volontà di non contribuire alla sofferenza animale non è al contempo disposto a rinunciare al gusto dei prodotti di origine animale. Una soluzione che permetta di continuare a consumare carne senza che sia implicata necessariamente l’uccisione degli animali sarebbe dunque ideale. Questo è proprio quanto si sta realizzando grazie ai progressi delle biotecnologie: l’agricoltura cellulare, e in particolare la carne coltivata, potrebbe essere una soluzione promettente e innovativa per creare un sistema alimentare più equo, sicuro, sano e rispettoso dell’ambiente.

Il Diritto e la Carne Coltivata: Sfide e Prospettive Normative

Negli ultimi anni, la carne coltivata ha suscitato un crescente interesse come potenziale soluzione sostenibile per il futuro dell’alimentazione. Tuttavia, la sua immissione sul mercato non può prescindere da un solido quadro normativo, essendo destinata al consumo umano. Qualsiasi prodotto alimentare, soprattutto se frutto di tecnologie innovative, deve infatti rispettare i rigorosi requisiti richiesti dalle legislazioni in materia alimentare prima di poter essere commercializzato.

La Prima Autorizzazione: Il Caso di Singapore

Singapore, nel 2020, è diventato il primo Paese al mondo ad autorizzare la commercializzazione di un prodotto a base di carne coltivata. La Singapore Food Agency (SFA) ha infatti ritenuto che il “pollo” sviluppato dalla start up Eat Just fosse sicuro per il consumo umano. Questo evento segna una pietra miliare, dimostrando che le autorità regolatorie possono effettivamente valutare la sicurezza di nuovi alimenti per consentirne la vendita al pubblico.

L’Unione Europea e il Progetto Feed for Meat

L’Unione Europea ha mostrato un crescente interesse verso la carne coltivata, investendo risorse nella ricerca per comprenderne le potenzialità. Il programma REACT-EU, uno strumento creato per stimolare la ripresa economica dopo la grave crisi causata dal COVID-19, ha infatti erogato una sovvenzione di 2 milioni di euro in favore del progetto Feed for Meat, ideato dalle aziende olandesi Nutreco e Mosa Meat. In risposta a un’interrogazione parlamentare, la Commissione europea ha dichiarato che il progetto è stato finanziato dall’UE per comprendere al meglio l’impatto che tale nuova tecnologia potrebbe avere sulla salute, sull’ambiente e sull’economia agricola tradizionale, nell’ambito della strategia Farm to Fork, volta a rendere il sistema alimentare europeo più sostenibile. 

Le Sfide Normative in Europa

Nonostante i progressi, l’effettiva commercializzazione della carne coltivata sul mercato europeo richiederà però ancora tempo. Affinché la carne coltivata possa essere introdotta sul mercato, è essenziale che rispetti le rigorose norme comunitarie in materia alimentare. La legislazione europea è volta, infatti, a garantire la sicurezza alimentare e la protezione della salute dei consumatori, basandosi su principi chiari di valutazione del rischio, e su procedure di autorizzazione e monitoraggio per l’introduzione dei nuovi alimenti. 

Il regolamento 2283/2015, relativo ai cosiddetti novel food, è il punto di riferimento legislativo per la carne coltivata. Questo regolamento, in vigore dal 1° gennaio 2018, è pensato per disciplinare una particolare categoria di alimenti, definiti “nuovi” laddove non utilizzati in misura significativa per il consumo umano nell’UE prima del 15 maggio 1997 e rientranti in almeno una delle dieci categorie elencate dall’art. 3, par. 2, lettera a). 

In particolare, il fondamento della regolamentazione della carne coltivata si troverebbe nel punto vi), il quale prevede che appartengano alla categoria dei novel food «gli alimenti costituiti, isolati o prodotti a partire da colture cellulari o di tessuti derivanti da animali, piante, microorganismi, funghi o alghe». La carne coltivata potrebbe così rientrare in questa categoria e, dopo aver completato il procedimento di autorizzazione, essere inserita nell’elenco dei nuovi alimenti. Per poter raggiungere questo obiettivo, la carne coltivata dovrà però dimostrare, secondo quanto previsto dall’art. 7, di non costituire un rischio per la salute umana. Inoltre, essendo destinata a sostituire un alimento già noto, il suo utilizzo non dovrà indurre in errore i consumatori né risultare meno vantaggioso dal punto di vista nutrizionale

La Procedura di Autorizzazione dei Novel Food

Per poter autorizzare l’immissione sul mercato comunitario di un prodotto a base di carne coltivata, sarà dunque necessario seguire la procedura descritta dall’art. 10, che prevede la presentazione, da parte del richiedente, di una domanda alla Commissione europea contenente una serie di indicazioni dettagliate sul processo di produzione, la composizione dell’alimento e prove scientifiche che dimostrino la sicurezza del prodotto per i consumatori. La domanda del richiedente dovrà poi essere messa a disposizione degli Stati Membri dalla Commissione e, come previsto dal par. 3 del medesimo articolo, vi è la possibilità di richiedere il parere dell’EFSA, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, che sarà così tenuta a pronunciarsi, di norma entro un termine di 9 mesi, sulla domanda a lei trasmessa. In seguito al parere favorevole espresso dall’EFSA, la Commissione è tenuta a presentare entro 7 mesi al Comitato permanente per le piante, gli animali, gli alimenti e i mangimi (PAFF), costituito da rappresentanti di tutti gli Stati membri, una proposta di autorizzazione. Nel caso in cui il Comitato esprima un parere positivo, la Commissione potrà procedere all’adozione dell’atto che autorizza la commercializzazione del nuovo alimento.

Carne Coltivata e OGM 

Un ulteriore aspetto da considerare riguarda l’uso di organismi geneticamente modificati (OGM) nel processo di produzione della carne coltivata. Se venissero impiegati OGM, la carne coltivata sarebbe infatti anche soggetta al regolamento 1829/2003. La normativa prevede che, prima della commercializzazione, questi alimenti debbano essere sottoposti a una valutazione della sicurezza attraverso una procedura comunitaria. Tale procedura di autorizzazione risulta però notevolmente più complessa, lunga e onerosa rispetto a quella prevista per i novel food, poiché impone ai richiedenti di fornire una quantità maggiore di informazioni e analisi. Proprio per tali ragioni molte start up europee stanno già lavorando alla produzione di carne coltivata senza l’utilizzo di ingegneria genetica per evitare di sottoporre il proprio prodotto a un iter così complesso. 

La Prima Richiesta di Autorizzazione nell’UE

Il 26 luglio 2024, la start up francese Gourmey ha fatto la storia presentando la prima domanda di autorizzazione per immettere sul mercato europeo il suo foie gras coltivato. In un comunicato stampa, Gourmey ha dichiarato di non utilizzare OGM nella produzione del suo prodotto, così da poter applicare esclusivamente la procedura per i novel food. Ora, resta da vedere come procederà la Commissione Europea e quali saranno le decisioni finali riguardo a questo innovativo prodotto alimentare.

Conclusione

Il cammino verso la commercializzazione della carne coltivata è lungo e complesso, ma il quadro normativo europeo fornisce una solida base per garantire la sicurezza di questi nuovi prodotti per i consumatori. Il regolamento sui novel food costituisce il principale punto di riferimento, ma potrebbe essere necessario integrare ulteriori normative, soprattutto nel caso di utilizzo di OGM nel processo produttivo. Tuttavia, una volta superate tutte le fasi previste dalle normative, la carne coltivata potrebbe aprire la strada a una nuova era nel settore alimentare, offrendo un’alternativa sostenibile e innovativa alla produzione tradizionale di carne.

Sofia Bondioli

Sofia Bondioli

Laureata in Giurisprudenza, ho scritto la mia tesi in Sociologia del Diritto sul tema della tutela degli animali non umani, dedicando così parte dei miei studi all’intreccio tra benessere animale, diritto alimentare e tutela dell’ambiente. Per REFOOD mi occupo della redazione di articoli per il web e per i social.
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