Che cos’è una “dieta vegetale” o “dieta vegana“? La maggior parte delle persone risponderà che si tratta di una dieta che esclude tutti i tipi di carne e gli altri cibi di origine animale. Ma definirla solo sulla base di questo criterio, che semplicemente esclude certi cibi, non è corretto: se così fosse, sotto questo ombrello potremmo far rientrare moltissime scelte dietetiche, anche le più restrittive o stravaganti, compresa ad esempio quella di mangiare solo frutta o nutrire un lattante con solo latte di mandorle, o mangiare solo insalata, o solo mele, ecc.
Una dieta vegetale o vegana, invece, va definita sulla base di quello che include, non di quello che esclude: deve includere tutti i tipi di cibi commestibili per l’uomo appartenenti al regno vegetale, dei diversi gruppi alimentari, vale a dire cereali, legumi, frutta, verdura e frutta secca .
Le diete che, oltre ai vegetali, includono anche piccole quantità di cibi animali indiretti, cioè latticini e uova, sono definite latto-ovo-vegetariane (termine che comprende anche le sottovarianti latto-vegetariana e ovo-vegetariana). È importante precisare che, in letteratura scientifica, con il termine “dieta vegetariana” si includono tutte le varianti delle diete senza carne e pesce, quindi sia le diete vegane che quelle latto-ovo-vegetariane.
Non bisogna quindi confondere le diete vegetariane (quindi vegane o latto-ovo-vegetariane) con le varie diete restrittive che limitano la varietà degli alimenti vegetali, escludendo alcuni cibi di uno o più gruppi (come ad esempio solanacee e cibi dolci nella macrobiotica vegetale e molti tipi di legumi nella crudista) se non addirittura interi gruppi (come nella fruttariana, che prevede il solo consumo di frutta, frutta secca e semi e verdure a frutto). Queste diete possono non risultare adeguate dal punto di vista nutrizionale, perché possono mancare della varietà e completezza delle diete vegetali standard.
La riduzione dei cibi animali dalla dieta degli italiani rappresenta una tendenza in crescita. Secondo le più recenti stime dell’EURISPES, le persone che si dichiarano vegetariane rappresentano il 9.5% della popolazione italiana, suddivise in latto-ovo-vegetariane (7.2%) e vegane (2.3%).
Ma perché sempre più persone scelgono di seguire una dieta vegana? E che differenza c’è tra dieta latto-ovo-vegetariana e vegana, in termini di salute, ecologia ed etica?
Premesso che ogni passo compiuto dal singolo che vada nella direzione di ridurre dalla propria dieta qualunque tipo di cibo animale è più che pregevole, esaminiamo rapidamente le motivazioni principali di questa scelta.
1-MOTIVAZIONE ETICA: mangiare animali comporta essere complici della loro sofferenza e morte. Quindi, ridurre o eliminare tutti i tipi di carne, compresa quella del pesce, riduce la sofferenza degli animali. Ma volendo essere coerenti, va ricordato che anche l’allevamento di animali per la produzione di latte e uova implica il loro sfruttamento, fino a causarne la morte per macellazione quando sono non più produttivi (in questo caso la carne è un by-product dell’industria di latte e uova) o per deperimento organico quando sono completamente esausti, o per le malattie contratte nell’allevamento. Senza contare tutti gli altri settori che beneficiano degli scarti di questa produzione, come l’industria della pelle e quella dei pet-foods. Quindi maggiore è l’eliminazione dei cibi animali dalla dieta minore sarà il numero di animali martoriati.
2-MOTIVAZIONE SALUTISTICA: i cibi animali, lungi dall’essere indispensabili, veicolano nutrienti e composti dannosi per la salute: carne rossa e trasformata, grassi e proteine animali, ferro-eme, e sostanze generate in corso di cottura, sono tutti stati messi in relazione con un rischio aumentato di malattie croniche non trasmissibili (cancro, obesità, diabete, malattie vascolari). Al contrario, molti sono gli studi che sostengono gli effetti protettivi dei cibi vegetali, ricchi di sostanze benefiche per la salute come le fibre, i grassi e le proteine vegetali. È ormai acclarato che la salute dei vegetariani è migliore di quella dei non vegetariani, e si pensa che questo sia da ricondurre proprio al miglior rapporto, presente nelle diete vegetariane, tra elementi benefici ed elementi dannosi per la salute. Molti studi hanno analizzato i “vegetariani” in modo indifferenziato, cioè includendo nel campione sia i latto-ovo-vegetariani che i vegani. Ma gli studi in cui i vegani sono stati analizzati separatamente dai latto-ovo-vegetariani mostrano che i vantaggi per la salute sono superiori nei vegani .
3-MOTIVAZIONE AMBIENTALE: la produzione di cibi animali implica uno spreco di risorse, in quanto per far crescere l’animale fino a quando ha raggiunto il peso-obbiettivo per la macellazione, o per diventare produttivo, servono risorse (mangime coltivato appositamente, terreni per il pascolo o per coltivare il mangime, acqua, energia, varie sostanze chimiche usate nella coltivazione e nell’allevamento), e nel corso del processo vengono prodotte scorie inquinanti (soprattutto gas serra ma anche liquami e scarti chimici). La sproporzione nella trasformazione di cibi vegetali in cibi animali è enorme, è un processo in perdita con costi elevatissimi, che si potrebbe evitare se consumassimo direttamente cibi vegetali anziché preferire la loro trasformazione in cibi animali. Questo processo di trasformazione può continuare a esistere solo perché i suoi costi vengono esternalizzati sull’ambiente e sulla comunità (vedi sussidi agli allevatori, risarcimenti alle comunità per le conseguenze delle devastazioni ambientali dovute al cambiamento climatico, tutti pagati dallo stato e quindi da noi contribuenti con le tasse). Persino la dieta mediterranea, passepartout per securizzare i cittadini sulla sostenibilità del consumo di cibi animali, in un recente studio ha dimostrato di presentare un impatto sull’ambiente di gran lunga superiore (+78%) rispetto a quello di una dieta vegana.
In conclusione, ridurre o eliminare cibi animali dalla dieta è una scelta che produrrà effetti positivi sulla salute umana, animale e ambientale, rispettando pienamente i criteri definiti dall’approccio one health, che riconosce come la salute umana, la salute animale e la salute dell’ecosistema siano legate indissolubilmente . Scegliere il proprio cibo è un’azione individuale che non richiede permessi, autorizzazioni, è a costo zero (anzi, inferiore, perché una dieta vegana costa meno di una onnivora) e soprattutto rappresenta la scelta più potente nelle mani del singolo consumatore.